Resa accessibile catena di negozi del Friuli per persone con disabilità (esponendo deroga decreto)

Resa accessibile catena di negozi del Friuli per persone con disabilità (esponendo deroga decreto)

QUANDO:
6 Giugno 2020
DOVE:
Friuli Venezia Giulia
TRAGUARDO:
Esposta deroga corretta decreto
Paola Banovaz, mamma di Alessandro, ci aveva raccontato:
“Propongo a mio figlio un giro in un grande negozio per scegliere un regalino per il piccolo appena nato ad una mia amica. Alessandro entusiasta, che ama la nostra amica e i suoi splendidi figli e che ha un debole per i negozi accetta più che volentieri.
Parcheggio e già mi sento male: coda per entrare, solerti commesse che giustamente chiedono di disinfettarsi le mani e mettere le mascherine.
Purtroppo però le code e DPI sono due grandi problemi per mio figlio. L’attesa lo rende nervoso e ancora più iperattivo. La mascherina? Non sopporta nemmeno quella che indosso io… 
Entro comunque quasi subito e un’addetta mi fa notare che mio figlio ha più di sei anni e quindi deve indossare una mascherina. Rispondo gentilmente che mio figlio non la indosserà mai, nemmeno sotto tortura e che le disposizioni regionali prevedono una deroga per le persone con disabilità. A fatica lo convinco a disinfettarsi le mani con il gel messo a disposizione per i clienti. La ragazza ci guarda un po’ perplessa ma comprende la situazione e quindi il nostro giro prosegue.
Andiamo dritti nel reparto neonati. Ale si diverte a cercare vestitini e scarpette. Ogni tanto fugge e corre tra i vari reparti ma poi ritorna per aiutarmi nella scelta.
Si avvicina un’altra commessa e nuovamente mi fa notare che Alessandro non ha la mascherina. Le spiego la situazione e mi illudo che il mutismo, i movimenti e la scialorrea di mio figlio, l’aiutino a comprendere senza dover parlare nel dettaglio, davanti a lui, della sua disabilità. La ragazza però non sembra capire e ci invita ad uscire o a indossare la mascherina. Le spiego, tentando di mantenere il tono più cordiale possibile, che abbiamo un certificato della ASL che gli consente di girare senza DPI. Niente da fare, insiste. Allora le dico che può chiamare i vigili, mostrerò la documentazione a loro. E continuo i miei acquisti.
Alessandro comincia a dare segni d’irrequietezza quindi mi metto in fila alla cassa. Una cassiera mi invita a tenerlo a freno: ‘È una questione di sicurezza sanitaria signora’. Faccio notare che anche per me è una questione di sicurezza e che se magari mi fanno passare subito riesco a pagare in fretta e ad andarmene.
La cassiera allarga le braccia e dice: ‘Se gli altri clienti in coda sono d’accordo…’.
A questo punto mi sforzo di mantenere il tono della voce calmo e parto con il mantra della 104, disabilità grave, code veloci previste per donne in gravidanza e persone con disabilità, deroghe regionali su DPI e distanze per persone con particolari disabilità. La cassiera mi ascolta e mi spiega che la disabilità di mio figlio non si vede… E io rispondo: ‘Ma come non si vede? Non si è accorta che non è in grado di sostenere l’attesa, la coda, le più elementari norme di comportamento?’. Allora mi dice che se avevo bisogno di una cortesia bastava chiedere. Non so bene cosa mi abbia trattenuto…
Le rispondo che non sto chiedendo un favore ma l’applicazione della normativa regionale. Le spiego che è un problema se il personale del negozio le ignora: i clienti sono tanti e guarda caso esistiamo anche noi…. La ragazza minimizza, parla di inezie (‘è un’inezia signora!’). Inezie? È un’inezia invitare una cliente a uscire dal negozio solo perché il personale ignora le norme regionali che tanto scrupolosamente crede di rispettare con due gocce di amuchina a disposizione dei clienti?
Suggerisco di leggere bene la normativa alla voce persone con disabilità, magari coinvolgendo il direttore o direttrice del negozio, sia mai che un altro cliente della mia categoria venga infastidito da richieste pressanti e inviti a lasciare il negozio.
La ragazza questo punto mi dice che è lei la direttrice, io rispondo che, bene allora farà tesoro delle informazioni che le ho appena dato.
Pago ed esco. Vicino alla mia macchina c’è un uomo anziano che era in coda con me: ‘Signora ma non è capace di tenere suo figlio?’. 
Com’era la favola che la quarantena ci avrebbe reso tutti migliori? Più consapevoli di quello che realmente conta nella vita?”
Ecco, dopo la pubblicazione del suo racconto in un nostro post su Facebook, ha scritto alla direzione ottenendo un incontro con i responsabili. Da qui, è riuscita ad ottenere un cambio del foglio informativo che si trova all’entrata del negozio e che riporta non solo l’obbligo di indossare la mascherina ma, adesso, anche le deroghe concesse dalla stessa normativa (anche quelle riguardanti persone e bambini con disabilità).
“Grazie Vorreiprendereiltreno! Ora spero solo che l’esempio venga seguito da tutti i negozi della catena… e non solo da quelli.”
Aver fatto rete supportando Paola l’ha sicuramente spinta a non fermarsi: a lei va il nostro grazie per essere riuscita a far rispettare un diritto delle persone con disabilità, mentre a chi di dovere, vorremmo solo ricordare che questo non dovrebbe succedere. Quando viene sancito un diritto non si dovrebbe lottare per ottenerne la sua applicazione, questa dovrebbe essere diretta e conseguente perché la vera inclusione si concretizza anche a partire dal rispetto di questo!

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