In queste ore sta circolando molto la notizia dell’intervento della Corte costituzionale circa il diritto di ricevere 651 euro mensili di pensione (anziché gli attuali 286 euro) per i maggiorenni senza redditi con una completa inabilità al lavoro.
Si legge infatti in molti articoli in rete: “La Corte costituzionale ha quasi triplicato l’assegno degli invalidi civili totali”. Titoloni, però, decisamente fuorvianti rispetto alla realtà. Facciamo quindi chiarezza!
- La sentenza della Corte riguarda una questione sollevata dalla Corte d’appello di Torino dove viene stabilita la violazione del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.
- I giudici avrebbero usato come termine di paragone l’assegno sociale (pari a 459,83 euro lordi mensili) erogato a chi ha più di 67 anni con determinati requisiti di reddito. A chi è inabile al lavoro, dicevamo, spettano appunto 286,81 euro al mese lordi: decisamente meno!
- Di conseguenza, la Corte ha ritenuto irragionevole riconoscere un trattamento inferiore rispetto all’assegno sociale per i soggetti inabili al lavoro con meno di 65 anni.
Dobbiamo però precisare che “riconoscere un’irregolarità” non equivale a risolverla, dato che spetta comunque al legislatore (che non è la Corte!) prendere decisioni in merito. Insomma, la Corte costituzionale ha riconosciuto che l’importo della pensione per invalidi civili è troppo basso per assicurare una vita dignitosa (“diritto degli inabili civili al mantenimento e all’assistenza sociale da parte dello Stato”), perciò è stato suggerito (suggerito!) l’aumento di tale importo fino a 516,46 euro, come stabilito per altri trattamenti pensionistici.
Una decisione che però non è stata ancora depositata, anche se la nota dell’ufficio stampa parla chiaro: “l’attuale importo dell’assegno per gli invalidi civili è incostituzionale, pertanto va aumentato”. Che non significa, ricordiamo, che questo accadrà con certezza.