Promozione di uno studente con sindrome di Down “discriminato”

Promozione di uno studente con sindrome di Down “discriminato”

QUANDO:
20 Giugno 2019
TRAGUARDO:
Promozione a scuola
Tiziana ci aveva scritto:

“Nostro figlio che ha 16 anni e la sindrome di Down non potrà diplomarsi, lui come tanti ragazzi e ragazze con la sua stessa disabilità. Quest’anno scolastico a settembre si è iscritto al liceo artistico – la sua passione è la fotografia e il mondo dei video e dell’immagine in generale. Nostro figlio ama studiare e andare a scuola – sembra incredibile vero? A 16 anni il suo sogno è stare a scuola con i suoi compagni, le opportunità di stare con i coetanei sono importantissime a questa età, e se si ha una disabilità diventano vitali.
Visto che questo implica studiare, fare le verifiche, essere interrogato, lui vuole fortissimamente essere trattato come tutti gli altri, fare quello che fanno tutti gli altri e quindi sì, ama tantissimo studiare e andare a scuola. Ma la sua scuola – come tante altre in Italia, da quanto sentiamo da tanti altri genitori di ragazzi con disabilità intellettiva – da subito, da settembre, ha deciso che per lui il percorso dovesse essere diverso. L’insegnante di sostegno ci ha detto che lui avrebbe dovuto fare un programma totalmente diverso dalla classe, ‘imparare a usare i soldi per comprare qualcosa al bar, cose così che gli servano realmente’. Peccato che lui voglia fare algebra (eh gia, proprio cosi, e come ogni studente discalculico, con schemi e istruzioni chiare riesce a risolvere equazioni ed espressioni, ma la didattica e le verifiche vanno personalizzate), lui vuole seguire le lezioni dei suoi insegnanti, non stare nell’auletta di sostegno da solo. E cosi per tutte le materie, per storia e geografia e scienze vuole seguire il programma della classe ma per farlo bisogna che gli argomenti siano spiegati in modo chiaro e che le verifiche siano preparate per lui e che vengano adottati altri accorgimenti.
Invece la scuola dice che lui deve fare altro, e deve mettere le cuffie e il tablet per vedere un video mentre gli altri fanno lezione. Se protesta gli viene risposto che lui ha il sostegno, non puo seguire le lezioni dell’insegnante della materia. Alle verifiche deve stare con l’educatrice a fare altro. Se gli insegnanti non sanno o non vogliono semplificare, adattare le materie – sì, richiede tempo e fatica – siamo noi, centinaia di genitori in ogni parte di Italia che ogni giorno prepariamo il materiale semplificato per ogni lezione per ogni materia, magari di notte perché di giorno lavoriamo o prepariamo da mangiare o portiamo i nostri figli alle varie terapie, e nessuno di noi ha studiato per questo all’università, ma impariamo ogni giorno dai nostri figli. Questo lavoro richiede competenze e impegno, e per molti insegnanti é molto piu facile dire che no, non puo farcela, che facesse le fotocopie con l’assistente, o magari una bella scheda fotocopiata da un libro della scuola elementare. Che poi se il ragazzo resta di stucco torna a casa umiliato e ci chiede ‘ma perche mi fanno fare cose che facevo alla primaria? Mi considerano cretino?’, e lo spieghiamo agli insegnanti, il giorno dopo usano la stessa scheda ma tagliando via le farfalline…
Potrei scrivere per ore quanto è stato faticoso e doloroso per nostro figlio quest’anno scolastico. Per lui e per i tantissimi ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva questa ‘differenziazione’ crea sofferenze incredibili: nostro figlio ci ha detto che per lui sarebbe stato meglio morire il giorno in cui è nato. E sta vivendo l’esclusione senza sapere il peggio: questa differenziazione della didattica porta ad ottenere un certificato alla fine degli studi, non un diploma. Il diploma si potrebbe avere semplificando le materie e le verifiche, ma se la scuola non vuole farlo allora lo studente uscirà dalla scuola superiore senza un diploma. E a quegli insegnanti che blaterano dicendo di pensare al ‘progetto di vita’ per i ragazzi con disabilità intellettiva intendendo che a fine scuola non ci sarà un lavoro ma l’ingresso in centro diurno, quindi ‘il diploma a che serve?’, rispondiamo che questo non è scontato e non è un destino segnato. Molti ragazzi con sindrome di Down o altre disabilità possono e vogliono trovare lavoro dopo la scuola, ed è proprio il diploma che fa la differenza perché è ormai un requisito indispensabile per tutti, a maggior ragione per loro.
Questa discriminazione è gravissima, e fa ancora più male che sia la scuola italiana, che ha la legislazione più avanzata d’Europa sull’inclusione scolastica, a perpetrarla contro i nostri ragazzi, che non chiedono altro di vivere inclusi nella loro scuola e non in una bolla all’interno della classe.”
Dopo che noi avevamo raccontato la storia di suo figlio sulla nostra pagina Facebook, ottenendo migliaia di condivisioni e commenti, Tiziana ci ha scritto di nuovo:
“Nostro figlio è stato promosso!!!
Abbiamo rifiutato la programmazione differenziata, siamo riusciti ad ottenere un incontro prima della fine dell’anno scolastico con la scuola e il rappresentante dell’UST che ha spiegato alla Dirigente e agli insegnanti quali sono i diritti degli studenti con disabilità.
La scuola ha capito e da settembre ci adopereremo tutti – speriamo! – per una ripartenza che davvero includa nostro figlio e lo faccia crescere e studiare come ogni ragazzo e ragazza ha diritto di fare.
Il post è stato fondamentale in questo: alcune mamme che sono gia passate o che stanno vivendo questa stessa situazione, commentando il post, mi hanno invitata a contattarle ed io l’ho fatto.
Il suggerimento che mi hanno dato vorrei darlo a tutti i genitori che si trovano a vivere quello che abbiamo vissuto noi (e che dal post ma anche da altre testimonianze che mi sono arrivate sono centinaia se non migliaia in tutta Italia): non fermarsi, non accettare quanto viene proposto dalle scuole spesso per pigrizia, cattiva informazione e mancanza di formazione. Allertare gli Uffici Scolastici Territoriali, farsi – se necessario – rappresentare da un legale. E soprattutto conoscere i propri diritti, anche se sull’inclusione scolastica purtroppo la normativa è a volte confusa e a volte contraddittoria.
Con alcuni genitori vogliamo chiedere al MIUR linee guida chiare da inviare a tutte le scuole. Sappiamo che in questi mesi si discute molto in questo ambito e speriamo di riuscire a cambiare le cose.
Intanto grazie, se un grazie può bastare a contenere tutte le emozioni che ogni risposta al nostro appello nel post di #Vorreiprendereiltreno ci ha suscitato!”

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